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Il terremoto è, insieme ad altri eventi meteorologici come i tornado, uno dei fenomeni naturali più distruttivi che esistano sulla terra. Eppure, nonostante la loro terribile pericolosità, come altri fenomeni analoghi, contribuisce in qualche modo a rendere e mantenere possibile la vita sul pianeta terra.

Per poter comprendere quali siano le dinamiche e le cause di un terremoto qualsiasi bisogna andare indietro nel tempo, molto indietro, fino alla formazione dell'universo.

E' possibile paragonare il pianeta terra ad una pallina da biliardo perfettamente liscia. Infatti se potessimo rimpicciolire in scala il nostro pianeta fino alle dimensioni di una pallina da biliardo, questa ci apparirebbe perfettamente liscia e tutte le asperità che sono perfettamente visibili sul pianeta diverrebbero praticamente inesistenti. La cosa della Terra che non può assolutamente essere paragonata alla pallina da biliardo è la sua disomogeneità. La pallina di biliardo infatti è costituita da un unico materiale, e se noi la sezioniamo ci accorgiamo che l'interno è ugualmente costituito dallo stesso materiale. La Terra, diversamente, è costituita da un insieme disomogeneo di ben 92 tipi di materiali o meglio di sostanze atomiche diverse, riunite in un numero praticamente infinito di combinazioni e soprattutto con percentuali di quantità estremamente variabili.

La grande quantità di elementi diversi e tutte le loro possibili combinazioni, forniscono il meraviglioso frutto che noi conosciamo come pianeta Terra e che qualcuno forse più appropriatamente chiama ancora Gaia, significando in ciò un vero e proprio essere vivente.

Perfino la grande varietà dei 92 elementi atomici esistenti in natura hanno una storia, ovvero un'evoluzione. Subito dopo il big bang, l'atto generativo dell'universo secondo le attuali teorie scientifiche accettate, infatti tutto l'universo era costituito quasi interamente da atomi di idrogeno.

Alcune particelle più dense, formatesi presumibilmente durante le iniziali fasi di esplosione del nucleo primordiale, hanno di fatto permesso la successiva condensazione di atomi di idrogeno e la conseguente formazione di stelle. Erano stelle molto grosse e brillanti e come tali bruciavano l'idrogeno molto in fretta. La loro vita media era soltanto di qualche centinaio di milione di anni. Dopo aver consumato la maggior parte dell'idrogeno disponibile e avendolo trasformato in elio, sviluppando all'interno del nucleo di queste perturbate stelle temperature dell'ordine di milioni di gradi e pressioni fortissime, le reazioni nucleari si diversificarono iniziando un nuovo tipo di combustione, dando luogo alla formazione di atomi diversi e più pesanti. Le nuove combustioni generavano una nuova fortissima fonte di energia che portava alla successiva esplosione del nucleo con la conseguente formazione della stella in gigante rossa. L'esplosione provocava anche l'espulsione dei resti del nucleo nello spazio generando fortissimi e caldissimi venti di particelle atomiche.

Fig. 1 - Nebulosa Dumb Bell in Vulpecula

Mediante questa evoluzione nuovi elementi pesanti, fino alla densità del ferro cominciavano a “inquinare” l'universo. La dispersione di particelle pesanti contribuiva a formare nuovi processi di condensazione. Su questi piccoli nuclei di massa maggiore, lentamente cominciavano ad addensarsi gas di idrogeno, particolarmente diffuso in tutto il resto dell'universo, e successivamente, alla formazione di enormi vortici di gas e altri elementi rari che con una lenta evoluzione diventavano veri e propri ammassi globulari.


Fig. 2 - Ammasso globulare: M 29 in Cigno

L'aumentare della pressione del nucleo e quindi del progredire della temperatura, dovuta alle sempre più frequenti collisioni tra le singole particelle atomiche, si innescava il processo di fusione nucleare dell'idrogeno e quindi la vita vera e propria di una nuova stella.

La formazione degli elementi più pesanti del ferro, è stata spiegata recentemente a seguito di nuovi studi e simulazioni al computer. La naturale evoluzione di una stella, successivamente alla fase di gigante rossa e quindi dopo l'esplosione del nucleo, comporta che l'enorme massa di gas che ancora gravita attorno alla stella esplosa, collassi verso i residui del nucleo. Mancando le normali reazioni atomiche che mantengono la stella “gonfia” e brillante, questo collasso continua fino a produrre una enorme concentrazione di materia. La pressione che ne deriva fa in modo che le particelle atomiche, costituite dal nucleo e da una nube di elettroni che orbitano attorno ad esso, perdano la loro configurazione e si riuniscono assieme formando un nuovo tipo di materia particolarmente compatta. Formazioni di questo tipo vengono comunemente chiamate stelle di neutroni a causa della perdita delle caratteristiche elettriche dei protoni e degli elettroni costretti a riunirsi generando appunto singoli neutroni. La navigazione nello spazio di queste stelle di enorme massa rispetto alle dimensioni ridotte, terminava con l'avvicinamento ad altre stelle, e talvolta all'approssimarsi ad altre stelle di neutroni. Cominciava così un particolare fenomeno di fusione tra le due stelle di neutroni il cui scopo finale è quello di far nascere un nuovo oggetto astronomico la cui densità e la cui forza di gravità diviene tale da impedire la fuoriuscita di qualsiasi particella, comprese quelle che generano la luce, ovvero i fotoni. Questo singolare oggetto, date le sue peculiari caratteristiche viene chiamato buco nero. L'interazione tra le due stelle di neutroni, tese alla formazione di un buco nero, sembra sia in grado di dar luogo ad una specie di balletto, nel quale i due oggetti stellari ruotano attorno a sé stessi provocando nel frattempo dei bracci di materia incandescente vorticante attorno ai due oggetti. All'interno dei bracci di questi vortici, si formano temperature dell'ordine di miliardi di gradi e pressioni elevatissime che permettono la formazione di elementi ancora più pesanti del ferro, fino alla formazione di quelli più pesanti come oro e uranio. Una parte di questi elementi riesce quindi a sfuggire alla tremende forza di gravità che costituiscono le due stelle orbitanti e a propagarsi nello spazio.

I successivi procedimenti continuano anche oggi: grazie all'evoluzione stellare l'universo aumentava il suo grado di impurità e di disomogeneità e la condensazione di polveri di elementi pesanti e di gas, dava luogo alla formazione non solo di nuovi oggetti stellari, ma accanto a essi, o meglio nella fascia orbitale delle nuove stelle, le polveri e i gas residui iniziavano a dar luogo alla formazione di pianeti gassosi come Giove o Saturno, ma anche di pianeti di tipo roccioso come Marte o la Terra.

 

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